
Quando la lotta agli abusi edilizi diventa farsa
Ognuno di noi, almeno una volta nella vita, avrà desiderato modificare anche solo un po’ la propria dimora, salvo poi trovarsi innanzi agli innumerevoli ostacoli che finiscono per azzoppare tutti (o quasi) i nuovi progetti: vincoli paesaggistici e urbanistici, unitamente a normative legate alla tutela ambientale sono ormai infatti divenuti barriere quasi insormontabili, che però, fin troppo spesso, hanno valore solo in determinate occasioni.


La questione – come sempre quando si parla di leggi create e applicate sul suolo pesarese e italiano – si colloca in quell’ombroso e ambiguo antro che soggiace tra il serio e il faceto, rendendo tragicomici persino argomenti che richiederebbero quantomeno un’attenta analisi. Tempo fa infatti mi capitò di discutere con una persona che, avendo da poco ristrutturato la facciata della propria abitazione, si lamentava delle assurdità che regolano le faccende edilizie, poiché, volendo cambiare la forma di un piccolo terrazzo, si era sentito rispondere che, sorgendo la struttura a meno di duecento metri dal fiume Genica e in Zona E, la cosa sarebbe stata impossibile in quanto il lavoro avrebbe potuto comprometterne la stabilità. È infatti risaputo quanto pesanti siano una lastra di marmo di pochi metri quadri e qualche ringhiera, suvvia!
Fa riflettere! Soprattutto se si pensa ai tanti palazzi che sorgono sulle sponde del Fiume Foglia, per esempio all’altezza dell’incrocio fra via Ponchielli e via Gradara: tonnellate di cemento e acciaio posate a poche decine di metri dall’acqua e in una zona che difficilmente farebbe presupporre la presenza di granito o di pietra d’altro genere nei primi strati del sottosuolo. Ma non essendo né ingegnere, né geologo preferirei lasciare la discussione a persone più competenti di me, ci mancherebbe! Che siano sorti lì per caso? O per un do ut des scritto in rubicondi caratteri? Chissà?
Non è un comportamento saggio. Qualcuno infatti potrebbe pensare che meschini giochetti si agitino celati sotto torbide acque e una sì grande onta poco gioverebbe a una città come la nostra, che mai prima d’ora s’era prestata a simili dinamiche, ergendosi a modello idilliaco e a locus amoenus in mezzo al turpe degrado.
A Pesaro non applicheremo le sanatorie e i condoni del Governo“, Matteo Ricci, 2023.
Non è tollerabile che si perseguano e perseguitino le persone comuni, mentre chi può permetterselo agisce in maniera indisturbata e senza limiti di sorta.
Come si può pretendere che il cittadino sia soddisfatto se ogni suo anelito di rinnovamento viene schiacciato?
Ci si lamenta del fatto che Pesaro sia una città morta e poi qualsiasi manifestazione di vita viene messa a tacere in nome della Legge, in nome dell’Ambiente (nel frattempo devastato) o di qualsiasi altra assurda moda del momento. Dare tutto per togliere Tutto.
È ancora tollerabile essere presi in giro da persone che ogni giorno ci illudono con palii e saltimbanchi mentre ci privano di tutte quelle vere libertà che erano e dovrebbero essere nostre?