Il rogo che arse il Passato
L’incendio che cancellò la Biblioteca di Alessandria fu di certo uno degli accadimenti più drammatici del Mondo Antico: il fuoco arse memorie di tempi oramai obliati e segreti a lungo custoditi per essere tramandati ai posteri. L’evento ebbe una tale rilevanza che persino oggi, a distanza di moltissimi secoli, avvertiamo le conseguenze di quella disgrazia.
È bene precisare che la data esatta della sua distruzione è sconosciuta, anche se gli storici presumono che sia da collocarsi nell’intervallo di tempo che va dal 48 a. C. al 642 d. C., e tale imprecisione, dovuta alla scarsità di fonti riguardanti l’evento, rende ancora più difficile condurre un’indagine storica che risulti sufficientemente accurata. Tanti sono stati gli indiziati accusati di aver appiccato l’incendio all’edificio fondato nel III secolo da Tolomeo I Soter e fra questi, nel corso del tempo, furono annoverati Gaio Giulio Cesare nel 48 a. C., Aureliano, nel 270 d. C., Teodosio I, nel 391 d. C., e, infine, le truppe arabe al comando del califfo ʿOmar ibn al-Khaṭṭāb. Tuttavia, nonostante ciascun indiziato sia passibile di fondati sospetti, è molto difficile stabilire con certezza chi abbia davvero compiuto l’azione.
Le ceneri dei libri custoditi fra le sue mura divennero simbolo dell’importanza che la Conoscenza riveste nella nostra Civiltà, nonché monito a difendere con ogni mezzo la Memoria. Forse non fu un caso che il rogo sia collegato alla morte di Cleopatra, la quale, ultima regina d’Egitto, preferì il suicidio alla resa e alla cessione dell’eredità culturale ch’ella portava seco: così come il veleno consumò lei, il fuoco consumò i segreti del suo regno, affinché essi si salvassero dalle grinfie dei suoi nemici, che ormai avevano vinto su ogni fronte…o quasi.
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Alessandria era patria dei dotti e ivi nacque Ipazia (355/370 ca. – 415 d.C.), eccellente matematica e filosofa, che si formò proprio presso la Biblioteca; la sua triste vicenda, sebbene circondata da luci e ombre, la portò a essere una martire del libero pensiero, vittima di coloro che sono resi ciechi dal fanatismo e manipolati da chi muove subdolamente i fili delle loro vite.
Più oltre era la Biblioteca Sacra colla iscrizione ‘Spezieria dell’Anima‘”, Diodoro Siculo.
– Luigi Einaudi
Il rogo distrusse tutti gli scritti autografi della studiosa alessandrina, di cui oggi leggiamo solamente testimonianze indirette. Ed è assai probabile che assieme alle sue opere siano andate perdute testimonianze che, qualora fossero giunte sino a noi, avrebbero cambiato in maniera radicale l’idea che ci siamo fatti sull’Antichità.
Noi non sapremo mai quale fu la vera causa scatenante della lunga catena di avvenimenti che condusse alla graduale scomparsa di uno dei maggiori centri culturali della Storia, ma è indubbio che la perdita della Biblioteca sia stata una delle ferite più gravi inferte all’Umanità.
Il suo ricordo è ancora oggi fonte di materiale per racconti più o meno fantastici e fatica ad abbandonarci, poiché il desiderio di Sapere è sempre stato e sempre sarà insito in ognuno di noi.