Aldous Huxley e Il Mondo Nuovo
Il grande punto di svolta della letteratura distopica risulta, senza ombra di dubbio alcuna, il 1932, quando viene dato alle stampe il capolavoro di Aldous Huxley: Il mondo nuovo (Brave New World), satira di una società cartesianamente pianificata da uno scientismo improntato al razionalismo produttivistico secondo un ordine mondiale regolamentato dall’Era Ford.
Quello che più impressiona in questo romanzo potentemente anti-utopistico è la successiva realizzazione di alcune sue previsioni, tanto che lo stesso Huxley dovette poi scrivere un successivo saggio che ne metteva in luce la concretezza ossia Ritorno al mondo nuovo (Brave New World Revisited).
Nel Mondo Nuovo, anno dell’Era Ford 632, non esistono più una madre e un padre, se non in riserve appositamente predisposte per relegarvi coloro che si abbandonano a tali “orrendi” costumi sessuali, ma vige la pratica di ovuli fecondati e conservati artificialmente, dove la nascita è anonima e, frequentemente, plurigemina. Nel Mondo Nuovo i rappresentanti del genere umano sono rigorosamente suddivisi in diverse caste: gli Alfa e Beta, ossia gli esseri superiori, e infine, i Gamma, i Delta e gli Epsilon, caste umili e impiegate in compiti servili. Unica evasione, puramente onirica, da questo carcere socio-psicologico, viene offerta dal Soma, una droga alla quale tutti ricorrono per accedere a momenti di estasi che annullano ogni possibile moto di resistenza attiva. La satira giunge alle sue vette più alte quando nel romanzo fanno irruzione personaggi appartenenti alla classe alta, ma non del tutto conformi al tipo di società descritta.
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Sono Bernardo Marx, Helmholtz Watson e Lenina i cui nomi rappresentano già un velata critica ai padri fondatori di questa ideologia di Stato. Unico, vero dissidente è Il Selvaggio il quale è dedito ad antichi rituali, ma finirà poi ucciso.
Quando l’individuo sente, la Comunità è in pericolo”, A. Huxley, Il Mondo Nuovo, 1932.
Aldous Huxley, nato Godalming (Surrey) il 26 luglio 1894, era nipote del notissimo biologo Thomas Henry Huxley, uno dei più grandi divulgatori della teoria darwiniana in Inghilterra, e forse la gigantesca figura del nonno avrà avuto una profonda influenza sulla mentalità del nostro autore. La sua opera principale ne fece sicuramente un grande letterato, ma ancor più un profeta che aveva già visto nell’edificio sociale e politico del suo tempo, le prime e inarrestabili incrinature.
Il romanzo Il Mondo Nuovo contiene passaggi indimenticabili dove si coglie il metallico grigiore di un assetto sociale livido quanto conformisticamente accettato. Si vive in una nuova era, rappresentata dal fordismo, dove permane un modello sociale che poggia su di una piattaforma produttivistica e organizzativa che disumanizza l’individuo e fortifica il solo comportamento collettivo. A Londra si ascoltano i rintocchi del campanile di Westminster che si chiama però Big Henry e i cui rintocchi suonano Ford..Ford…Ford, mentre la Bibbia del mondo costruito è La mia vita e le mie opere del nostro Ford. Chi volesse addentrarsi nella seconda opera di Huxley Ritorno al Mondo Nuovo troverebbe alcune risposte alle dinamiche attuali della nostra Terra, oggi attraversata dalla crisi profonda del democrazie, dalla globalizzazione, dalle vicende terapeutico-sanitarie.
È Huxley stesso a interrogare, in questo secondo libro, il dott. Erich Fromm a proposito dell’influsso dei progressi tecnologici sull’individuo, e la risposta è un mirabile sunto dell’intera opera di Huxley: “La nostra società occidentale, nonostante il progresso materiale, è sempre meno capace di condurre alla sanità mentale e tende invece a minare la sicurezza interiore […] e tende a trasformarlo (l’individuo, n.d.r) in un automa la cui disperazione viene celata dalla frenetica corsa al lavoro e al cosiddetto piacere”.
Prima di 1984 di Orwell, un altro grande libro, una insuperabile e lucida visione dei ciò che potremmo diventare.