Viviamo nell’era dell’Arte genuflessa
L’Arte è rappresentazione del nostro modo di percepire la Realtà, spontaneo filtro con cui la nostra mente immortala, in suoni, immagini e simboli, istanti fatti di emozioni e sensazioni. Fin dagli albori del Genere Umano ha funto da rifugio durante i periodi più duri e da faro per chi aveva perduto e avrebbe voluto ritrovare le proprie virtù morali: era al contempo àncora e vela.

È certo risaputo che, qualsiasi epoca della Storia si voglia prendere in considerazione, l’Arte abbia espletato la funzione di amplificatore del pensiero dominante, prediligendo certi stilemi ad altri, o limitando determinate correnti di pensiero, eppure il nostro evo è riuscito a regalarci un panorama artistico-culturale mai visto prima, dove ogni stile, specialmente se di cattivo gusto, viene accettato e ogni deriva assecondata, purché sia funzionale alla diffusione di un’ideologia che mira senza mezzi termini a fare tabula rasa di qualsiasi differenza o unicità, portano gli Uomini a nuotare in un omogeneizzato di culture e tradizioni, dove si elogia tutto e tutto si disprezza; in cui un autore può sempre sentirsi libero, libero di assecondare il Potere e annichilire sé stesso.
Accendi il televisore e vedi contenuti di dubbia qualità, sempre intenti a lanciare messaggi di buonismo e colpevolizzazione dello spettatore; ti rechi in una sala cinematografica e ti trovi davanti a pellicole in cui solo la propaganda globalistica regna incontrastata; mentre la letteratura, specie in Italia, giace in un limbo fatto di generi che ormai ben poco hanno da dire, gialli mediocri o tomi socialmente impegnati il cui valore è spesso di molto inferiore a quanto la grancassa del Mercato, nella speranza di poter veicolare al meglio i messaggi desiderati, vorrebbe farci credere.
Premi letterari e cinematografici, ormai spogliati di qualsivoglia autorevolezza, si assegnano a chi riesce a dare maggiore voce al dramma del momento, mentre ogni tentativo di innovazione viene etichettato come indegno di essere preso anche solo in considerazione, magari poiché non abbastanza socialmente impegnato nelle tematiche care a qualche intellettuale da salotto.
L’essenza della propaganda consiste nel convincere le persone di un’idea in modo così sincero, così vitale…che vi si arrendono completamente e non riescono più a venirne fuori”, J. Goebbels, Il libro della Seconda Guerra Mondiale.
Non v’è più tempo per spegnere la mente e ogni occasione si presta per indicare alle persone chi odiare o in quale maniera soffrire di mali di cui mai soffriranno.
Ed è d’altronde risaputo quanto più facile sia addomesticare chi si sente in colpa o compatisce.
Quella stessa Arte che un tempo ci faceva volare oggi ci tiene in gabbia, come una droga foriera di un effimero istante di piacere subito schiacciato dal peso delle catene di un carcere in cui rimbombano isteriche grida.
Eppure, sebbene il panorama sia ancora oscurato da densa bruma, si inizia forse a intravedere la luce del cambiamento, un cambiamento di cui noi dovremo essere gli artefici.





